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La digital compass Europea

digitalizzazione

L’Europa si dota di una bussola digitale per dare capacità di generare impresa e servizi di alto profilo ai suoi cittadini con una identità “human centred”

Online il 100% dei servizi pubblici fondamentali. E’ uno degli obiettivi più ambiziosi della “Digital Compass” elaborata dalla Commissione europea che ha definito i traguardi digitali per il 2030, perchè il nostro continente diventi davvero inclusivo e sostenibile. Non un libro dei sogni ha tenuto a sottolineare Margrethe Vestager, responsabile per l’agenda digitale: “Il piano non è una visione, ma una strada chiara”. E questo perchè la “Bussola digitale” è sostenuta con i 672,5 miliardi di euro del Recovery Fund, che per il 20% gli stati devono spendere in investimenti nel digitale. L’Italia nel suo piano nazionale di recovery prevede che proprio la digitalizzazione sia la seconda voce di spesa, a cui sono destinati oltre 46 miliardi di euro, di cui più di 11 per digitalizzare e innovare la Pubblica Amministrazione e 19,7 miliardi per la sanità digitale.

La bussola si compone di quattro punti cardinali, il primo si basa sulle competenze digitali dei cittadini europei, per i quali si vuole che entro il 2030 almeno l’80 per cento di essi dispongano di conoscenze digitali di base. Il secondo ruota intorno alle infrastrutture che siano sicure, efficienti e sostenibili, come coprire tutte le aree urbane con il 5G entro il 2025, realizzare il primo computer quantistico europeo entro cinque anni e produrre entro il 2030 un quinto dei semiconduttori nel mercato globale per applicazioni che partendo dagli smartphone arrivino anche ai supercomputer sino alle automobili intelligenti. Il terzo punto cardinale è stato individuato nella trasformazione digitale delle imprese, nel piano si legge che entro la fine di questo decennio “tre aziende su quattro dovrebbero utilizzare servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale”. Quarto punto la digitalizzazione dei servizi pubblici a lungo rincorsa entro il 2030 dovrebbe essere accessibile per tutti, ogni cittadino dell’Unione con un profilo completo, la propria cartella clinica elettronica e una soluzione di identità digitale, il tutto con un approccio ‘human-centred’ che sia una caratteristica propria e unificante dell’Europa, capace di “colmare le lacune dell’Ue nelle capacità critiche e nel sostegno ad un mercato unico digitale interconnesso, interoperabile e sicuro, oltre acombinare investimenti provenienti dal bilancio europeo, dagli stati membri e dal settore privato”.

Un impegno solenne è inoltre quello di garantire la sicurezza e la resilienza delle sue catene di approvvigionamento digitali fornendo soluzioni globali. Come farlo? La Commissione si propone di definire un pacchetto di strumenti che mettano insieme la “cooperazione normativa, il rafforzamento delle capacità e delle competenze, gli investimenti nella cooperazione internazionale, i partenariati di ricerca. Inoltre coinvolgendo le imprese private per progetti di economia digitale e creando anche un ulteriore fondo per la connettività.

L’altra gamba dell’approccio human centred è la voce chiamata “Diritti digitali”, una carta dove si afferma la libertà di espressione, compreso l’accesso a informazioni diversificate, affidabili e trasparenti; la libertà di avviare e svolgere un’attività online, la tutela dei dati personali e della privacy, la tutela della creazione intellettuale dei singoli nello spazio online. I “Principi digitali” dei cittadini passano attraverso istruzione e competenze digitali universali e per principi etici per algoritmi incentrati sulla persona, così come la protezione dei minori nello spazio online in sicurezza e con maggiori capacità pratiche.

La bussola digitale al termine di un calendario di consultazioni tra gli stati membri vuole essere operativa entro la fine dell’estate e andare verso quella che è stata chiamata “dichiarazione interistituzionale sui principi digitali” entro la fine del 2021. A quel punto ci saranno 8 anni a disposizione per compiere il percorso verso un’Europa autonoma e con una propria identità tecnologica e funzionale entro il 2030.