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Il nucleare sostenibile

Il nucleare di terza generazione e il gas nella tassonomia europea come fonti di transizione. L’obiettivo è raggiungere la neutralità climatica assicurando fabbisogno e controllo dei prezzi.

Il nucleare sostenibile è un concetto valido per la sostenibilità ambientale? Nel mese di febbraio la Commissione europea ha approvato la nuova tassonomia energetica. Questa serve a classificare i prodotti finanziari eco sostenibili dove far confluire miliardi di euro in investimenti privati. L’organismo dell’Ue, dopo lunghe trattative ha stabilito che il nucleare di nuova generazione e il gas sono entrambe fonti di transizione. Queste due fonti sono cioè utili per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, obiettivo che tutti i paesi dell’Unione hanno sottoscritto.

Come si è arrivati a queste conclusioni? Come si modificherà il quadro generale? In questo momento nel quale la guerra tra Russia e Ucraina ha accresciuto le già forti turbolenze in tema di politiche energetiche? Prima di tutto c’è un’esigenza di bilanciamento. I legislatori di Bruxelles sono determinati a ridurre le emissioni, ma al tempo stesso assicurando il fabbisogno dei paesi dell’Unione e controllare i prezzi. E il punto di equilibrio è nei parametri stabiliti per rientrare nella tassonomia.

Per il gas viene stabilito che le centrali sono ritenute ecosostenibili se emettono meno di 100 grammi di CO2 per kWh. Un periodo di transizione permetterà di costruire entro il 2030 impianti che emettono sino a 270 grammi di CO2. Più complessa la regolamentazione per l’energia nucleare. Qui la Commissione ha dovuto prima di tutto precisare che le centrali producono soprattutto scorie con livelli minimi di radioattività.

Il nucleare sostenibile: gli impianti in Europa

Le scorie più pericolose pesano per l’1 per cento del totale. Gli impianti nucleari di terza generazione devono rispettare alcune prerogative molto chiare. Per ottenere un’etichettatura di investimento verde devono ricevere i permessi di costruzione prima del 2045. Oltre questo, devono essere basati in un paese che abbia presentato un piano di smaltimento.

E’ soprattutto in questo lasso di tempo che si sono scontrate le posizioni dei pro e dei contro. E’ questo che si figura come Nucleare sostenibile. Ma anche il ricorso al gas ha provocato reazioni. Le più forti da parte dei contrari convinti che si tratti di due ‘regali’. Uno alla Francia per la sua autosufficienza con il nucleare. L’altro alla Germania che è il paese che in larga parte distribuisce il gas agli stati membri dell’Ue.

Berlino come visto nella recente crisi ucraina ha mantenuto sino alla fine stretti contatti con la Russia. Ha dovuto tutelare Nord Stream 2, il gasdotto russo tedesco che passa sotto il mar Baltico e fornisce il 60% del fabbisogno tedesco. Con l’invasione russa dell’Ucraina Nord Stream 2 è stato bloccato e la Germania è ora sotto attacco per aver mantenuto il progetto sino all’ultimo.

Il nucleare sostenibile e il fabbisogno energetico

L’Europa di oggi nelle principali fonti di approvvigionamento energetico se da una parte conserva una schiacciante percentuale del petrolio con il 36,3 per cento, raggiunge il 35 per cento complessivo sommando il gas (22,3%) e il nucleare (13,1%), mentre le rinnovabili sono al 15,5%. La tassonomia vale migliaia di miliardi di euro, secondo le stime della Commissione, servono 360 miliardi l’anno di investimenti per realizzare il Green deal. La tassonomia dell’Ue dicono dunque gli esperti dovrebbe fare da guida per mobilitare gli investitori privati, ma potrebbe avere implicazioni sulle regole che si applicano a banche e stati membri o sugli acquisti della Bce.

E a Bruxelles si discute della possibile introduzione di un elemento normativo green nel Patto di stabilità che dovrebbe ruotare intorno alla tassonomia per stabilire quali investimenti possano essere esclusi dai rigidi parametri su deficit e debito. E diverse sono le previsioni di un confronto di lunga durata sui criteri di ammissibilità di fonti di energia nella tassonomia, i prossimi passaggi saranno la discussione e il voto prima nel Consiglio e successivamente al Parlamento europeo. L’atto delegato dopo essere stato vagliato può essere adottato o respinto, in Consiglio con maggioranza rafforzata, il Parlamento esprimendosi a maggioranza semplice.