L’impatto delle elezioni americane sui mercati europei, tante incognite su diversi scenari al vaglio degli esperti
I mercati hanno una seconda grande variabile con cui misurarsi. Gli esiti delle elezioni americane del 3 novembre vengono classificati subito dopo i temuti effetti della seconda ondata della pandemia che si sta dispiegando sull’Europa e gli Stati Uniti. Già questa estate si sono visti cause ed effetti sui listini globali basati solo su sondaggi e dibattiti, ma tra poco a parlare saranno numeri veri a determinare implicazioni future. Se vincerà Biden ne scaturiranno politiche e approcci in economia diametralmente opposti all’eventualità che alla Casa Bianca resti Donald Trump. L’incertezza sull’esito del voto è molto elevata e questo aumenta il nervosismo dei mercati e saranno passati al setaccio tutti i risultati del voto americano, anche gli assetti delle due Camere che daranno o meno forza al vincitore per impostare le sue politiche. Di conseguenza si posizioneranno meglio settori e aziende più vicine ai repubblicani o ai democratici.
Le grandi istituzioni finanziarie come JPMorgan e Goldman Sachs stanno individuando due portafogli di titoli con winners e losers nei due scenari opposti. Se dovesse vincere Joe Biden gli esperti scommettono su un aumento della spesa fiscale e il rilancio di infrastrutture finanziate anche attraverso più tasse per imprese e redditi elevati, oltre ad un’importante espansione del deficit. A beneficiarne sarebbero le small cap, le società a piccola capitalizzazione, Biden ha proposto un piano di investimento frazionato in quattro anni da 2.000 miliardi di dollari sulla green economy. Per la sanità i democratici propongono la creazione di un’assicurazione sanitaria pubblica, opzionale rispetto a quella delle compagnie private. Secondo gli analisti la previsioni di effetti vedrebbero un calo dei prezzi dei farmaci del 50% per le società farmaceutiche e un crollo dei profitti. Sarebbero invece avvantaggiate le compagnie assicurative che aderiranno ai programmi governativi di Medicare e Medicaid. Di segno opposto la conferma di Trump, anche i portafogli potrebbero seguire le strategie dell’”America first”, portate avanti dall’amministrazione Trump nel primo mandato, con premi a società industriali, consumi di base e oil&gas. Con Trump l’indice S&P 500 potrebbe avere un aumento del 5%, il portafoglio pro Trump annovera le large cap, come la finanza globale e soprattutto le obbligazioni euro a breve termine. Quest’ultimo orientamento è però condiviso da Biden, così come il posizionamento dell’America in quella che assomiglia sempre di più ad una guerra fredda con la Cina, ma per il resto la divaricazione è netta sulla scelta delle utilities e l’azionariato sulle infrastrutture.
Eppure lo scenario più temuto è il rischio di uno stallo determinato o da un pareggio alle Camere o peggio ancora da un ricorso di una delle due parti per contestare la vittoria delle presidenziali, sul modello di quello che avvenne nel 2000 tra Bush e Gore che porterebbe grande instabilità di cui i mercati non potrebbero non risentire. I più ottimisti pensano anche che per l’Europa non ci saranno scossoni particolari, i titoli tecnologici continueranno a prosperare in ogni caso e per quanto riguarda il commercio internazionale le relazioni con i partner dalle due sponde dell’oceano rimarranno invariate sia pure con differenze di approccio alla globalizzazione tra democratici e repubblicani.
Il valore del cambio Dollaro Euro sarà un’altra variabile, quest’anno l’Euro ha guadagnato il 6% sul Dollaro, arrivando sino a 1,20, livello più alto degli ultimi due anni, ma anche qui né la Fed da una parte né la BCE dall’altra vogliono avere una moneta forte, la gara è al ribasso per agire su politiche competitive in tema di esportazioni e commercio estero. Secondo Almanac e Stock Trader i mercati non esprimono preferenze politiche, ma tradizionalmente i rendimenti sono più elevati quando l’inquilino della Casa Bianca viene riconfermato rispetto ad un nuovo presidente eletto. E secondo la ricerca di InvesTech i rendimenti medi sono più alti quando un partito controlla entrambe le Camere e sono leggermente più bassi quando il consenso è frazionato.