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La nuova mobilità in condivisione compie passi in avanti. I dati dell’Osservatorio nazionale rilevano ricavi in crescita del 52% con un fatturato che è arrivato a 130 milioni di euro

La mobilità condivisa è ormai entrata in una età matura, si evolve nella disponibilità e fruizione dei mezzi ed esprime numeri economicamente importanti. Dal 2015 la sharing mobility viene monitorata dall’Osservatorio nazionale promosso dai ministeri delle Infrastrutture e della Transizione Ecologica in una piattaforma che mette insieme istituzioni pubbliche e private, gli operatori della mobilità condivisa e il mondo della ricerca. Ogni anno l’Osservatorio realizza un rapporto sullo stato del servizio e l’ultimo diffuso attribuisce alla mobilità condivisa una crescita del 61 per cento rispetto al 2020 e il 25 per cento in più rispetto al 2019. Nel computo ci sono gli spostamenti in car sharing, scooter sharing, bike sharing e monopattino sharing, proprio questi ultimi oggi fanno la parte del leone: dal rapporto emerge che uno spostamento su due avviene su due ruote, con i monopattini al primo posto

Il trend molto positivo ha un rilevante impatto industriale, i ricavi del settore sono in crescita del 52% rispetto al 2020, con un fatturato che è arrivato a 130 milioni di euro, sono numeri che incoraggiano chi ha investito nella mobilità condivisa. E benefici sono attesi anche dal Decreto del Mims che ha stabilito che il Fondo Nazionale per il Trasporto Pubblico potrà essere impiegato dalle Regioni, anche se in minima percentuale (0,3 per cento) per sostenere i servizi di sharing mobility. Un sostegno che secondo l’Osservatorio può diventare un “laboratorio interessante”, sul quale innescare ulteriori interventi legislativi come “uniformare al trasporto pubblico l’aliquota Iva dei servizi di sharing, portandola al 10%, così da far aumentare i servizi nelle città, a fronte di una riduzione del gettito fiscale di soli 15 milioni di euro all’anno”. 

Nel report si legge che oltre ai risparmi per il cittadino calcolati in 3.800 euro all’anno su una media ponderata di viaggi in condivisione e trasporto pubblico, per le aziende si tratta sempre di un ottimo business. E’ stato calcolato che un mezzo di car sharing è in grado di produrre un ricavo medio giornaliero di circa 29 euro, seguono i veicoli della micromobilità con 4,2 euro al giorno per lo scooter sharing, 3,7 euro per il monopattino, 2,7 euro per il bike sharing. Rapportando questo valore al numero dei veicoli dei diversi servizi in condivisione, emerge come il mercato, in questo momento, stia premiando i servizi di monopattino in sharing, anche in relazione ad un costo operativo analogo o inferiore a quello di altri veicoli leggeri e al tempo stesso a un costo del mezzo non molto superiore a quello di una bicicletta muscolare, ma nettamente più basso rispetto ad una bicicletta a pedalata assistita, o a uno scooter. 

L’Italia è ben agganciata alla tendenza europea con Milano che è la prima città europea per veicoli di mobilità condivisa per abitante e Roma che è al quarto posto in Europa per numero assoluto di veicoli presenti su strada dopo Parigi, Berlino e Amburgo. Roma si colloca poi al primo posto per la crescita dei noleggi di scooter del 2022 rispetto all’anno prima. E sta cadendo anche la barriera che faceva della sharing mobility una prerogativa delle metropoli, l’Osservatorio ha rilevato che per la prima volta dalla nascita del fenomeno i capoluoghi di provincia fanno segnare un trend di crescita e i capoluoghi con almeno un servizio di sharing sono ormai più di quelli che non ne hanno nemmeno uno attivo. Quello che appare ancora in difficoltà è il car sharing free-floating, si contraggono ulteriormente i noleggi brevi, crescono invece quelli di durata medio-lunga, segnale che il modello di business di questo servizio si sta trasformando per rivolgersi a segmenti di clientela più ampi e diversificati rispetto al passato.