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Turismo in Italia, gli operatori si preparano a recuperare il terreno perduto con soluzioni di raggio più corto e investimenti in riqualificazione e sostenibilità

Migliaia di imprese turistiche italiane si stanno preparando alla ripresa di uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Non sarà un recupero verticale, ma sulla gradualità scommettono in molti, sulla scorta delle previsioni elaborate dalla Commissione europea, secondo cui, partendo dal dato della contrazione media del turismo del 70 per cento in Europa, il 50 per cento dei cittadini vuole ricominciare a viaggiare già nei prossimi 6 mesi. Nel rapporto del Mercato Interno e Industria della Commissione si legge che in una prima fase “si tratterà di viaggi brevi, prenotati all’ultimo minuto e con un focus importante sulla sicurezza e la salute, quindi verso luoghi con spazi aperti e isolati nella natura”. Gli investimenti hanno un’importanza sostanziale che siano privati o pubblici, questi appaiono decisivi per favorire la trasformazione digitale e verde del comparto turistico, con l’obiettivo di medio e lungo periodo di puntare sulla mobilità sostenibile e sulla capacità digitale delle imprese di rendere più moderne le infrastrutture. Ciò vuol dire modo di viaggiare e accoglienza in alloggi più organizzati, capaci di recepire le nuove esigenze di turismo in sicurezza, tenendo anche conto della componente psicologica, quella che ad oggi, al netto di quello che potrà succedere con le campagne vaccinali porterà al ritorno della domanda di turismo. All’introduzione del passaporto sanitario europeo che sarà pronto a breve e conterrà le informazioni sanitarie dei viaggiatori, vengono riposte molte speranze per far tornare le prenotazioni che almeno per le compagnie aeree sono già ricominciate con volumi incrementati e il trasporto ferroviario che si è attrezzato con i treni “Covid free”.

L’Italia potrà utilizzare le risorse di Next Generation Eu e del nuovo bilancio europeo 2021-27 per il settore che vale il 10 per cento del PIL e dell’occupazione dell’Unione europea (il 13% in Italia) e porta con sé ricadute sulle industrie culturali e creative, sulla moda, oltre ai trasporti, commercio, agroalimentare e edilizia. Le previsioni elaborate dal Centro Studi Srm si sono soffermate su alcune grandi realtà metropolitane, come Roma dove si stima una crescita nella seconda parte dell’anno con valori espressi in tre scenari (dal peggiore al migliore) di 12,8, 20,3 e 23,1 milioni di presenze che rappresentano rispettivamente il 37,3%, il 58,9% e il 67,1% del potenziale espresso nel 2019. Lo studio prevede una ripresa più veloce del turismo domestico rispetto a quello internazionale. Per far tornare gli stranieri “sarà necessario puntare su politiche di marketing forti e coordinate, orientate sia agli aspetti digitali che a quelli sostenibili, su una riqualificazione dell’offerta di prodotti e servizi, per valorizzare al massimo la fascia medio-alta della domanda nazionale e straniera”. Se le previsioni saranno rispettate nel 2021 potrà esserci un recupero di presenze che nel migliore dei casi riacquisterebbero il 70 per cento dei volumi del 2019 e nel peggiore il 40 per cento.

Sono indicatori che lasciano pensare che la strada sarà lunga per tornare ai livelli pre pandemia e con stili di turismo diversi dal mordi e fuggi e il low cost come lo abbiamo conosciuto prima che tutto si fermasse, l’Osservatorio di Bit, Borsa Internazionale del Turismo prevede un ritorno prepotente alla prossimità, natura e turismo lento, con un sostanziale riequilibrio dell’offerta complessiva. E dovrà ricredersi anche chi dava per spacciate le agenzie viaggi che invece potranno ritagliarsi nuovi spazi perchè la pandemia ha posto l’attenzione sulla flessibilità delle prenotazioni e sistemazioni in alloggi più personalizzati che richiedono l’intervento di professionisti del settore in grado di costruire pacchetti di viaggio ritagliati sulle esigenze personali.

Nel breve periodo i flussi turistici internazionali non potranno recuperare quel ruolo predominante che hanno avuto negli ultimi dieci anni. Ma secondo la Bit questi flussi saranno alimentati, anche se in quantità inferiore dai circa 17 milioni di connazionali che nel 2019 erano andati all’estero e che in gran parte ora si metteranno in viaggio all’interno della Penisola.