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Le criptovalute guadagnano in valore e reputazione, ma ora sono attese alla prova dell’affidabilità

Alta finanza e realtà aziendali hanno contribuito ai recenti primati delle criptovalute. Si è trattato di un salto di qualità e di quantità che a gennaio ha portato l’universo crypto a superare i mille miliardi di dollari di valore, con quotazioni iperboliche, come ad esempio i Bitcoin che nell’ultimo trimestre del 2020 hanno triplicato il loro valore. Non più solo operazioni speculative, ma investimenti di lungo termine come hanno dimostrato alcune imponenti operazioni finanziarie compiute a Wall Street, tanto che il Grayscale Bitcoin Trust che consente ai grandi investitori di acquistare valute digitali è arrivato a detenere un controvalore calcolato in 19 miliardi di dollari. Un altro esempio è stato fornito dalla società di business intelligence MicroStrategy che ha convertito una quota di bond in dollari in Bitcoin ed è arrivata a detenere un portafoglio superiore ai 70mila Bitcoin acquistati ad un prezzo medio vicino ai 15mila dollari. Con cifre di questa portata, non si tratta più solo di operazioni speculative, ma di investimenti di lungo termine e in generale si è imboccata una strada ben diversa da quella che all’inizio riguardava soprattutto piccoli risparmiatori e solo in una fase più espansiva gli investitori retail

La stabilità del fenomeno secondo gli esperti non dovrebbe produrre un nuovo effetto bolla come quello che si verificò tra il 2017 e il 2018, proprio perché le monete digitali sono entrate nel panorama dei mercati finanziari e in futuro molti ipotizzano che entreranno in campo anche le banche centrali. I dubbi semmai si accentrano sulla solidità delle crypto e il rischio di illiquidità, la loro efficacia come strumento di pagamento resta inferiore al confronto con quella delle monete tradizionali emesse dalle banche centrali. Il rischio svalutazione è poi sempre dietro l’angolo e ne abbiamo avuto una riprova a fine gennaio, il successo della criptovaluta si misurerà proprio dalla capacità di essere il più possibile stabile nella dinamica del suo valore, finchè le fluttuazioni resteranno così vistose l’affidabilità resterà sempre in bilico, non a caso nel mondo delle criptovalute sempre di più ci si imbatte in circuiti che assicurano rendite più contenute in cambio della promessa di stabilità della moneta prodotta, affinché svolga correttamente la funzione di riserva di valore propria di una moneta che voglia farsi rispettare. 

Un altro ambito in cui i margini di miglioramento sono invocati da più parti è quello della privacy, i gestori dei circuiti si professano garanti della protezione dei dati personali, ma ad oggi non esistono organismi ufficiali e al di sopra delle parti in grado di verificare la garanzia della privacy, hackeraggi e data leaks sono sempre all’ordine del giorno e in certi casi possono compromettere patrimoni. Tanto che ancora oggi per proteggere i propri dati sensibili resta valido il consiglio di utilizzare un nuovo indirizzo Bitcoin ogni volta che si riceve un nuovo pagamento, così da isolare ogni singola transazione e non rendere possibile la sua associazione globale. Una raccomandazione che può essere valida per il piccolo investitore ma non certo per il mondo corporate o dei fondi di investimento che devono necessariamente allocare da qualche parte il loro portafoglio. 

Il tutto pur sapendo che l’ecosistema crypto è oggi più sicuro, le agenzie che fanno analisi blockchain delle monete virtuali nel 2020 hanno segnalato cali storici nelle percentuali di transazioni riconducibili ad attività illecite o con finalità criminali, anche per il miglioramento dei sistemi di tracciamento. Ed è operativo il programma Eu-Of2Cen (European Union Online Fraud Cyber Centre Expert Network) che si propone di facilitare lo scambio di informazioni su transazioni fraudolente tra gli aderenti per un contrasto del cybercrime a mezzo di criptovaluta, in coordinamento con varie autorità nazionali anche al di fuori dei confini europei.