La transizione ecologica passa anche per i progetti di cattura del carbonio, per Draghi “va considerata la possibilità di investire in queste tecnologie innovative”
Durante il G20 di Roma il presidente del Consiglio Mario Draghi ha gettato il sasso nello stagno quando in poche parole ha detto che nel dibattito sulle energie rinnovabili “va considerata la possibilità di investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio”. Processi che già sono stati contemplati e che saranno sviluppati nei prossimi anni sotto la denominazione di CCUS, sigla che sta per Carbon capture, utilisation and storage che secondo diversi esperti di green economy è oggi patrimonio di studi e progetti di un fronte di ambientalismo realista che in attesa della realizzazione del sogno dell’azzeramento della concentrazione di CO2 indica la strada di una riduzione della stessa anidride carbonica tramite la ‘cattura’ e la sua utilizzazione e stoccaggio.
I progetti di ‘riassorbimento’ dell’anidride carbonica risalgono addirittura agli anni 70 e oggi si inseriscono in uno dei filoni riconducibili alla transizione e sono considerati uno degli strumenti da utilizzare per centrare gli obiettivi nella lotta al cambiamento climatico. Tra i principali sostenitori del CCUS troviamo la Iea (Agenzia internazionale dell’energia) che ha individuato una serie di fattori positivi. Prima di tutto la cattura del carbonio può agire sulla riduzione delle emissioni di settori dell’industria pesante come ferro, acciaio, cemento e fertilizzanti per i quali al momento non c’è altro modo di ridurre le emissioni. Il secondo grande impiego riguarda alcune delle materie prime della transizione energetica, come i carburanti sintetici, il gas naturale e l’idrogeno. Tutte fonti che secondo i ricercatori possono essere alleggerite a livello di emissioni grazie alla carbon capture. La Iea e le sibilline parole di Draghi non sono gli unici a sostenerlo, anche studi di più di 15 anni fa condotti dall’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul riscaldamento globale arrivavano alle stesse conclusioni.
Ed è sulla base di questo studio che la Commissione europea ha inserito le tecnologie di cattura del carbonio nella propria strategia energetica. Semmai il problema principale dice l’International Energy Agency, deriva dalla scarsa diffusione su vasta scala della CCUS, ad oggi operano solo 21 impianti in tutto il mondo, quasi tutti allocati negli Stati Uniti e Canada. Gli impianti europei sono due ed entrambi in Norvegia, uno dei quali collegato ad un giacimento di gas in mare è stato calcolato che ha già iniettato 20 milioni di tonnellate di anidride carbonica in un “acquifero salino”. I costi per la cattura e lo stoccaggio sono molto variabili, quella delle emissioni direttamente dall’aria è attualmente la tecnica più costosa.
Ma i progetti anche per abbassare i costi, oltre che accrescere l’efficacia si stanno moltiplicando e anche l’Italia si sta muovendo, attraverso la partecipazione a programmi di questo tipo in Europa, Libia ed Emirati e l’Eni vuole costruire al largo di Ravenna il più grande centro di stoccaggio di anidride carbonica del mondo. I giacimenti di gas naturale esausti nel mare della Romagna, a 4mila metri di profondità, potrebbero contenere sino a 500 milioni di tonnellate di CO2, secondo stime dell’Eni e il piano sarebbe quello di raccoglierle insieme a quelle di altre industrie della Pianura Padana e depositarle sottoterra. Ricerche di questo tipo non hanno solo sostenitori, ma anche diversi oppositori nel mondo ambientalista, dove è prevalente la teoria che le società petrolifere puntano sulla cattura del carbonio come sistema per tenere in circolo i combustibili fossili e di non appoggiare le politiche più green per un percorso di completa decarbonizzazione, in grado di perseguire il traguardo delle emissioni zero entro il 2050. Si tratta di un punto di vista opposto a chi sostiene che le due cose possono marciare insieme: l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica da una parte, e dall’altra i sistemi di riassorbimento delle emissioni nei casi in cui queste non possono proprio essere evitate.