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L’economia circolare aumenta il valore delle imprese, dalla diffusa consapevolezza nascono nuovi progetti e investimenti

L’economia circolare di fronte alla pandemia ha dispiegato una potenzialità caratterizzata da rischi e opportunità per le imprese italiane, ma con un indirizzo di prospettiva chiaro e di lungo termine. La situazione è stata fotografata nell’ambito dell’ultimo rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis. Sono soprattutto le aziende con più di 250 lavoratori che hanno fatto investimenti nei processi di economia circolare, il 26,5% nel settore manifatturiero e comunque un numero elevato di imprese, il 52,8%, ha adottato soluzioni volte a ridurre il consumo di materiali nei processi produttivi, il valore degli investimenti crolla invece nelle piccole imprese, un segno che la strada è ancora lunga per arrivare ad un assetto maturo in tema di sostenibilità che sia capace di tramutare le buone intenzioni in maggiore competitività sul mercato.

L’Italia può annoverare diverse case history di successo di aziende che hanno saputo muoversi in termini di sviluppo sostenibile in diversi settori, dal food con l’avvento del bio e della tracciabilità di filiera, anche con tecnologia blockchain; nel tessile con materiali riciclati e nuove fibre; nell’edilizia con innovativi trattamenti del calcestruzzo senza produzione di rifiuti né liquidi né solidi.

Il settore energy si è mosso con anticipo e porta in bilancio risultati virtuosi nella produzione di energia elettrica dal solare, eolico e vento, biomasse e biogas. Senza dimenticare l’energia geotermica e marina. I progetti green da almeno 5 anni si traducono in efficienza energetica e con impatto diretto sui consumatori. Citiamo anche l’Alleanza per l’Economia Circolare, nata tre anni fa come rete di grandi aziende italiane che operano in diverse realtà produttive e che ora si rilancia aprendosi ad altre partecipazioni e nuovi settori, anche alla luce della crisi pandemica con interventi mirati a definire una governance efficace per l’economia circolare, attività tese a sburocratizzare le norme, dare sostegno all’innovazione sostenibile. Una rete che punta a trasformare il proprio modello di business sviluppando nuove tecnologie, innovando processi e prodotti, coinvolgendo fornitori e consumatori.

Gli obiettivi lanciati quest’anno sono un aumento del 7% degli investimenti e una riduzione del 10% dei costi per le materie prime al 2030, oltre a 700mila nuovi posti di lavoro in Europa e un calo del 56% nelle emissioni di CO2 al 2050 in Italia.

Sono tutti esempi di come, anche secondo altri rapporti commissionati da grandi gruppi, l’Italia abbia accresciuto il suo indice di circolarità, migliorando tutti i parametri di cui questo indice è composto: dalla produzione, al consumo, alla gestione dei rifiuti, materie prime, sino allo sviluppo digitale e agli investimenti. Un ciclo produttivo innovativo che giova all’attività imprenditoriale del nostro paese, il Parlamento Europeo in uno studio di fine anno ha calcolato che l’impiego del modello di economia circolare permetterebbe alle imprese europee di avere un risparmio netto di 600 miliardi di euro in totale, pari all’8% del fatturato annuo delle aziende. Ricadute positive vengono poi individuate anche sull’immagine e sul brand delle imprese, anche in questo caso con un ritorno concreto in termini finanziari.

Anche l’incoraggiamento dello smart working è entrato tra i fattori di sostenibilità, far lavorare i dipendenti da casa ha significato, oltre a garantire maggiore sicurezza personale a limitare gli spostamenti con mezzi propri e quindi avere un impatto sulle emissioni di gas serra.