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Pharma italiano: Un 2021 molto favorevole con accordi e acquisizioni in vista nel segno della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale

Un’elevata propensione all’investimento, unita a digitalizzazione e sostenibilità ambientale ha fatto bene anche al comparto farmaceutico che in questo 2021, anno secondo della pandemia, ha dato conferme e primati. Con un fatturato poco superiore ai 2,3 miliardi di euro l’Italia si conferma leader nella manifattura farmaceutica Cdmo (Contract Development and Manufacturing), davanti a Germania (2,1 miliardi) e Francia (1,9 miliardi) e se si considerano anche gli altri paesi europei il totale del comparto è di quasi 10 miliardi.

L’Italia si consolida anche come uno dei principali paesi in termini di addetti: 11.500 persone occupate e lo studio Prometeia certifica che l’Italia non è solo il primo produttore continentale, ma le imprese attive sul territorio nazionale hanno saputo conquistarsi spazi sempre più rilevanti nel panorama europeo. Ciò grazie, in particolare, agli investimenti per lo sviluppo in produzioni a maggiore complessità e valore aggiunto, che hanno sostenuto una forte crescita delle vendite estere e permesso un costante rafforzamento delle performance di questo settore rispetto alla media manifatturiera. Bene anche le produzioni biologiche e a elevata tecnologia e Il fatturato esportato – si legge nello studio – è più che raddoppiato nell’ultimo decennio. Negli anni più recenti si è rivelata particolarmente elevata la propensione a investire anche nella digitalizzazione degli impianti e nel miglioramento dell’efficienza energetica e, in generale, nella sostenibilità ambientale (gestione dei rifiuti, protezione di aria e clima). E i margini di crescita possono essere migliorati secondo Giorgio Bruno, presidente del gruppo Cdmo di Farmindustria “se sarà rafforzata la partnership tra le Istituzioni e le imprese per aumentare la competitività del comparto. Fondamentale diventa dunque poter contare su un quadro regolatorio stabile e chiaro, requisito fondamentale per gli investimenti con processi decisionali della Pubblica Amministrazione nel pieno rispetto degli standard internazionali”.

L’Italia cerca di restare agganciata anche ad accordi e acquisizioni nel mondo Big Pharma in ambito europeo. Soltanto lo scorso anno la multinazionale biofarmaceutica Ucb, quotata all’Euronext di Bruxelles, città dove l’azienda risiede, ha concluso tre acquisizioni. Ucb che nel nostro paese fattura 150 milioni, ha anche annunciato una collaborazione con Microsoft, per combinare i servizi computazionali, il cloud e l’intelligenza artificiale con lo sviluppo dei farmaci. L’obiettivo è favorire la scoperta di correlazioni e modelli, fondamentali per sviluppare farmaci nuovi e altamente personalizzati. L’azienda è impegnata anche in Italia con investimenti in innovazione sostenibile anche attraverso alleanze come quella con l’Università Luiss, proprio sul terreno della sostenibilità. 

AstraZeneca ha annunciato che raddoppierà gli investimenti sull’Italia che considera un esempio di innovazione e ha trasferito la propria sede italiana da Bastiglio al Mind, il Milano Innovation District, nell’area che fu il sito dell’Expo. L’azienda è stata così la prima ad insediarsi nell’hub tecnologico dove lavorerà a fianco di enti pubblici come l’Università degli Studi di Milano, l’Ospedale Galeazzi e lo Human Technopole che ha già iniziato ad operare.

Lombardia e Lazio si confermano le regioni guida per indotto, personale occupato e laboratori di ricerca di farmaci innovativi oltre che per i settori tradizionali anche per le malattie rare, confidando in atteggiamenti delle autorità regolatorie improntato alla semplificazione, sul modello di quanto fatto dall’Aifa in tema di vaccini anti-Covid che ha disposto che ci fosse un unico comitato etico nazionale, riducendo la burocrazia, elemento determinante: secondo le aziende della farmaceutica con le semplificazioni sono destinati a scendere i tempi di sviluppo dei nuovi farmaci, portando benefici generalizzati all’intera filiera.