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Per le aziende gli ecosistemi del modello collaborativo accelerano l’innovazione di prodotti e servizi attraverso lo scambio di conoscenze ed esperienze

Il modello collaborativo tra aziende nell’economia degli ecosistemi può essere considerato uno dei tanti cambi di mentalità scaturiti dall’emergenza pandemica dell’ultimo anno. Non vince più chi fa tutto da solo, ma chi è stato capace di stringere partnership diverse da quelle tradizionali, nel proprio settore o trasversalmente. A sostenere questa tesi lo studio di IDC The Future of Industry Ecosystem che ha analizzato i processi delle realtà del mercato che usando le tecnologie, i nuovi modelli di business e la trasformazione digitale hanno fatto uno scatto in avanti entrando in ecosistemi di impresa che hanno reagito meglio ai grandi cambiamenti degli ultimi tempi, conquistando dalla condivisione la tanto evocata resilienza.

Gli analisti di IDC hanno definito un insieme di modelli, come primo spicca lo scambio di informazioni e dati tra imprese che da solo è in grado di generare piattaforme cloud scalabili per mutui scambi attraverso banche dati e applicazioni condivise. In questo modo i partecipanti accedono a software per l’automazione che portano benefici reciproci. Gli ecosistemi di tipo collaborativo danno impulso all’innovazione dei prodotti, servizi e soluzioni industriali che si possono ottenere con lo scambio di know how e talento permettendo ad una singola impresa di intraprendere nuove produzioni in tempi più veloci.

Condividere i dati e gli approfondimenti è anche garanzia di sicurezza, per ridurre le frodi, migliorare la protezione e incoraggiare nuove innovazioni cruciali per il progetto. Proficuo anche lo scambio tra gli ecosistemi su questioni come la sostenibilità e la condivisione di nuove applicazioni per attivare dati e approfondimenti, migliorare l’efficienza operativa o offrire migliori esperienze ai clienti.

Inoltre questo modello ottimizza l’incontro tra fornitori e utilizzatori portando migliori prestazioni nei reparti di vendita e approvvigionamento. Chi ha condotto la ricerca sostiene che questo nuovo approccio, certo non inventato durante la pandemia, ma che ha avuto uno sviluppo rapido proprio di questi tempi, è determinato dalla necessità di ripensare la filiera dell’approvvigionamento, privilegiando una maggiore flessibilità nel rapporto con i fornitori, generando uno spostamento verso pratiche molto più agili, in network che di fatto fanno nascere collaborazioni tra aziende.  

“Gli ecosistemi industriali sono fondamentali per il successo nel mondo digitale trasformato e sconvolto in cui viviamo oggi – ha detto Jeffrey Hojlo, direttore del programma, Product Innovation Strategies di IDC – perché la complessità dei prodotti, delle catene di fornitura, delle esperienze digitali e dei cambiamenti del mercato e delle esigenze dei clienti, ma anche dei consumatori sono troppo grandi perché qualsiasi organizzazione possa affrontarli da sola. Man mano che le imprese comprendono questi cambiamenti, formano nuove e ulteriori partnership negli ecosistemi industriali all’interno del loro settore, o tra altri, è lì che forniscono valore, creano resilienza, promuovono l’innovazione e anticipano i rischi di domani, ma soprattutto le opportunità del futuro”.